Passaggio fondamentale

Una nuova possibilità per il futuro dell’Italia

di Saverio Collura

Le prime due settimane del 2015 hanno registrato una serie di eventi che sono destinati a lasciare il segno e ad imprimere una svolta radicale alla prospettiva della moneta europea; e conseguentemente ad aprire una fase (probabilmente molto lunga) politica, che non potrà che indirizzarsi verso una più significativa evoluzione dell'integrazione federativa degli Stati dell'area euro.
Il primo atto è stato definito dalla Corte di Giustizia Europea, che qualche giorno addietro ha sancito la perfetta compatibilità con i trattati europei del provvedimento OMT varato nell'estate del 2012 dalla BCE, che stabiliva la possibilità per la Banca centrale di procedere all'acquisto illimitato di titoli del debito pubblico degli Stati membri. Anche se siamo in presenza di una opzione finanziaria finalizzata alla salvaguardia dell'euro nella fase di grave tempesta sui mercati mondiali, sostanzialmente poco utilizzata, la decisione della corte federale assume in questo momento una incidenza di portata straordinaria. Infatti cancella ogni preoccupazione giuridica rispetto alla decisione che il presidente Draghi, nella prossima riunione del 22 gennaio, farà approvare dal direttivo della BCE; e che riguarda l'obiettivo di Quantitative Easing (QE). Cioè la possibilità della Banca centrale di acquistare titoli del debito pubblico degli Stati dell'area euro direttamente sul mercato primario, in qualsiasi momento ed in qualunque situazione, se finalizzati al perseguimento dell’obiettivo della stabilità dell’area euro ; imprimendo così un forte segnale a chi ancora potrebbe ritenere di poter avviare azioni speculative sulle problematiche dei debiti sovrani.
Quasi in contemporanea , la commissione europea ha definito un proprio provvedimento, senza rinnegare i patti firmati da tutti i paesi (compresa l'Italia) dell'euro zona, di più ampia flessibilità sui bilanci dei singoli Stati.
C’è poi l'intervista rilasciata dal presidente Draghi al settimanale più importante della Germania, Il Die Zeit, con la quale fornisce un'ampia ed approfondita motivazione della decisione di dar seguito all'intervento di QE, assumendo i relativi provvedimenti non necessariamente all'unanimità; ed anzi con il (presumibile) voto contrario dei rappresentanti tedeschi.
Il senso di questa intervista è stato interpretato dalla stragrande maggioranza delle autorità politiche e finanziarie mondiali come la svolta strategica circa il ruolo, le funzioni e le prospettive della BCE; che la caratterizzano sempre più e meglio come una vera banca centrale, con tutte le specificità e le peculiarità che ne conseguono.
Si disse in quei giorni, con una definizione fantasiosa e suggestiva, che Draghi stava traghettando la banca verso la maturità, verso l'indipendenza effettiva.
Ancora, la decisione ultima della Banca centrale svizzera di eliminare il vincolo del rapporto fisso di cambio (Fr. 1,20 per euro) tra la sua moneta e quella europea, ha comportato la diretta conseguenza del nuovo livello di cambio di sostanziale parità, che comporterà effetti positivi nelle transazioni commerciali.
L'insieme degli avvenimenti indicati induce indubbi e positivi effetti sull'economie dei paesi dell'area euro, la cui consistenza e durata nel tempo è fortemente condizionata nel medio periodo dalla determinazione degli Stati europei di voler spingere in avanti il processo di integrazione federativa istituzionale e politica; e a breve termine dalla capacità degli stessi di dare una chiara ed incisiva indicazione di voler dar corso a forti ed efficaci percorsi di riforme di struttura, che possano imprimere una svolta nei rispettivi sistemi politici, economici e sociali.
Non a caso tutti gli osservatori internazionali e lo stesso Draghi hanno sottolineato che il tanto atteso e sospirato provvedimento di QE si caratterizza come un provvedimento "da ultima istanza", dopodiché non resta molto altro come possibile iniziativa di natura meramente monetario-finanziaria; aggiungendo: è come quando si spara con il bazooka contro un bersaglio importante, ma se il colpo fallisce, non restano altre munizioni da impegnare.
Draghi ha anche aggiunto che la piena efficacia del provvedimento in questione ha un condizionamento molto netto, che è rappresentato dal limite invalicabile della crescita del debito pubblico; se si supera questo limite (anche se non lo ha indicato e delimitato), il QE diventa sostanzialmente impraticabile e quindi inefficace.
La questione del debito pubblico apre immediatamente la problematica del nostro paese. Da più fonti si è commentato che i provvedimenti prima indicati, ed in particolare la flessibilità dei bilanci ed il QE, in sostanza comportano sensibili vantaggi per i paesi del sud-Europa, e per l'Italia in modo più significativo.
È stato detto in modo efficace che sono state messe a disposizione dell'Italia "due delle tre gambe necessarie per incamminarsi verso la ripresa: quella fiscale, e quella monetaria".
Noi aggiungiamo che la terza gamba chiama in causa l'operato, le scelte e la credibilità della politica nazionale; e quindi la necessità di una forte assunzione di responsabilità del governo, che sappia cogliere, e non disperdere come avvenne al momento dell'introduzione dell'euro, tutte le opportunità disponibili; perché soprattutto per noi, per il nostro paese dopo il colpo di bazooka non resta che l'ineluttabile crepuscolo irreversibile.

È necessario che l'esecutivo indichi tempestivamente la giusta strada per il suo operato. Dobbiamo infatti constatare che tutte le aspettative sulle quali il governo aveva puntato le sue opzioni non hanno prodotto significativi risultati. Sia il ben noto intervento degli € 80 (il ministro Padoan ha detto che si è risolto in un incentivo a ricostruire il livello precedente dei risparmi delle famiglie, senza effetti sui consumi), che il miraggio della guida italiana dell’UE nel secondo semestre del 2014 (i più benevoli commenti hanno registrato la solita normalità) hanno deluso le aspettative. Tantomeno c'è da aspettarsi chissà quali benefici dalle inconsistenti riforme di struttura attualmente al centro del dibattito politico-parlamentare. Siamo oggi ad un passaggio fondamentale per il futuro dell'Italia. Il governo si dimostrerà all'altezza del compito? Il nostro augurio ed il nostro auspicio spingono per una risposta positiva; la ragione e gli elementi oggettivi oggi disponibili ci inducono verso serie e razionali preoccupazioni. Speriamo veramente questa volta di sbagliarci, per il bene dell’Italia.

Roma, 16 gennaio 2015